Destinato a sparire il commercio da viale Marconi, decisione insensata del Piano urbanistico comunale

IL COMMERCIO LANGUE MA IL PUC DA’ UNA MANO ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE

 

La zona di viale Marconi - dove si trova uno dei più grandi centri commerciali della Sardegna, il complesso delle Vele con l’ipermercato Carrefour - non è più zona commerciale.
Con una modifica del Puc, piano urbanistico comunale, votato dal Consiglio, si è deciso non solo che nessun’altra attività può insediarsi in una zona della città di grande interesse mercantile, ma in caso di chiusura di un esercizio non se ne aprirà un altro. Con un po’ di pazienza, uno alla volta, i negozi scompariranno. Saranno cancellati.
La cosa appare singolare, ma, a ben vedere, non lo è. Si ha voglia di dire che il commercio è una risorsa preziosa per l’occupazione e rappresenta uno sfogo per centinaia di giovani, soprattutto ragazze. Se il commercio perde zone naturalmente appetibili per i flussi di traffico e la vicinanza alla grande distribuzione, finisce per soccombere. E sembra questa la strategia di chi manovra nell’ombra. Questa delibera ha il sapore di una cortesia fatta a Carrefour e a Leclerc, l’altro centro commerciale non distante (è sul versante opposto di via Marconi). Carrefour e Leclerc sono un bacino elettorale notevole per le assunzioni a tre mesi che corroborano le candidature dei soliti noti di Quartu. Sono l’osso gettato alla cagnetta affamata. Visto che non c’è da scegliere, anche i tre mesi in una piattaforma del centro commerciale sono manna dal cielo.
Rafforzati da questa logica, oltre che dalla naturale tendenza della grande distribuzione a presidiare i centri più popolosi dell’isola (la media delle presenze delle grandi strutture è superiore rispetto a Regioni economicamente più forti), indipendentemente dal potere di acquisto reale.
La grande distribuzione funziona da idrovora, tende cioè a consumare rapidamente le disponibilità delle famiglie. Per questo motico le associazioni di categoria, in particolare la Confcommercio, hanno sempre tentato di frenare la tendenza a concedere licenze per le ampie superfici.
Il decreto Bersani, che ha rivoluzionato il commercio, ha previsto che spetti alla Regione valutare le autorizzazioni. Negli anni passati è stata una corsa. Le grandi sigle, le multinazionali della distribuzione hanno assaltato la Sardegna.
Sono diventate le vere finanziarie del mercato, nel senso che pagano i fornitori a babbo morto, dopo sei mesi e oltre, e incassano cash.
La valuta le premia. Appena sfiorate dalla crisi dei consumi resistono e si irrobustiscono grazie a questi meccanismi.
Ma questo è un discorso che approfondiremo in altra occasione.
Qui aggiungiamo che la grande distribuzione ha penalizzato il commercio minuto (quello di vicinato, secondo la classificazione Bersani).
Tolto di mezzo il denaro disponibile, agli altri esercizi commerciali restano le briciole. Va aggiunto che una parte del commercio minuto non si è rinnovato, ma ha continuato a resistere per la comodità di essere sotto casa, come si dice. Tuttavia dai conti fatti dalle associazioni di categoria i posti di lavoro nella grande distribuzione non compensano la perdita secca dell’occupazione nei negozi urbani. Su questo piano i benefici sono assai magri. Carrefour e Leclerc hanno fatto un colpo mortale al commercio tradizionale, la cui valenza sociale (basterebbe pensare ai pensionati non muniti di auto) è fuori discussione. Ora la pensata dell’amministrazione di rafforzare la posizione dei due centri commerciali quartesi a discapito del commercio tradizionale. -Alla decisione presa non c’è altra spiegazione.
Se l’assessore competente non teme la brutta figura, si faccia sentire.

 
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