CORTE DEI CONTI, ROSSO PER RUGGERI

RUGGERI & MELONI CARTELLINO ROSSO GRAVI ACCUSE DELLA CORTE DEI CONTI

Per fare cassa crescono i debiti del Comune. Nell’occhio del ciclone le consulenze
 
Il sindaco Galantuomo aveva lasciato una situazione disastrosa, una serie di "patologie" amministrative che Ruggeri, raccolta la pesante eredità, aveva cercato di mettere in ordine, faticosamente. Grazie ai consulenti (molti, di scarso spessori, quelli nominati dal predecessore; pochi, di qualità, quelli chiamati da Ruggeri, anche per far fronte "alla scarsa disponibilità di risorse professionali) l'amministrazione aveva cambiato marcia e, seppure affaticata da "un carico di debiti enorme" e dalla lentezza tra riscossione (Ici e Tarsu) e competenza (cioè l'annualità dell'imposta e della tassa di riferimento), stava rimettendo in ordine la macchina comunale.
Sì, forse non era ancora tutto a posto e il bilancio attuale non è immune da qualche ombra, ma c'è da tenere presente che "la precedente amministrazione ha operato con un bilancio non del tutto trasparente", con la piaga dei debiti fuori bilancio che non si rimargina subito (oggi, per fortuna, è riportabile alla fisiologia).
I debiti? Altro problema dell'allegra gestione Galantuomo. Disordine nei numeri, approssimazione nelle entrare (i ritardi della riscossione erano un handicap per le casse dell'amministrazione). Bisognava fare quadrare i conti. Non dall'oggi al domani, di certo. Di qui la necessità di rinegoziare il debito, allungando il periodo di rimborso e mettendosi le spalle al sicuro da eventuali variazioni di cambio (parola magica, lo swap contrattato con l'istituto creditore).
Insomma, il sindaco Ruggeri, il dg Meloni, il segretario generale Serra, la dirigente del Settore bilancio Patrizia Contini e un componente del collegio dei revisori, Casadio sono comparsi davanti alla Sezione di controllo della Corte dei conti avendo il consigliere relatore, Nicola Leone, proposto il deferimento sulla gestione. E così si sono difesi.
Non in modo ineccepibile viste le considerazioni della Corte.
Nelle "considerazioni conclusive" la Sezione "non ritiene di doversi allontanare, dalla relazione proposta dal magistrato istruttore e relatore".
Che cosa non va nella gestione Ruggeri-Meloni?
Prima di tutto l'urgenza di far cassa, tartassando i cittadini di Quartu. Lo dimostra la tassazione Ici delle aree fabbricabili, materia di grande incertezza interpretativa. La definizione di area fabbricabile riguarda l'immediata disponibilità edificatoria del bene, cioè la presenza dei necessari strumenti urbanistici e la loro facile applicazione. Chissà perché Ruggeri critica il ritardo di Galantuomo e poi fa peggio di lui, dimostrando, nelle previsioni e nella riscossione un calo evidente. Macchinosa la giustificazione: tutta colpa di un'annualità, il 2004, falsata da introiti riferiti ad altri anni.
A far debiti Ruggeri non ci ha pensato due volte, sia pure con lo strumento dei Boc, i buoni ordinari comunali, la cui emissione ha registrato il totale collocamento. Il Comune ha fatto pronta cassa, ma ha firmato una cambiale che andrà in pagamento (la restituzione del prestito). Solo a quel punto sarà possibile valutare l'operazione di finanza creativa.
Ma l'addebito maggiore fatto della Corte dei conti riguarda l'estinzione e il rifinanziamento dello stock del debito. Se, infatti, l'operazione - che allunga i tempi del rimborso - ha consentito un risparmio di mezzo punto sul tasso di interesse, determinando benefici di cassa (si spende di meno), tali benefici sono annullati da un allungamento dell'onere nel tempo.
A conti fatti, il calcolo complessivo dell'operazione dimostra che il Comune paga qualcosina in meno sul prezzo del danaro (il 3,84 per cento attuale rispetto al 4,27 precedente) ma la durata dell'indebitamento annulla la convenienza.
In altre parole è prevalsa la logica del pronto cassa. Anche perché - lo diciamo a beneficio di chi indaga sulla finanza pubblica - le somme risparmiate, derivando da una ristrutturazione dell'indebitamento, non devono obbligatoriamente essere destinate a spese di investimento.
Andando per le spicce, si può dire che ci sono più soldi in cassa, ma anche più debiti e che la struttura del nuovo debito porta con sé altri oneri (ad esempio l'estinzione di vecchi mutui) e scarsi benefici nelle attività destinate a favorire l'economia della città, favorendo, invece, qualche spesa discrezionale dell'amministrazione.
Non sembra corretto - sentenzia la Corte dei conti - che il restyling dell'attività finanziaria "si sia dovuta affidare a una consulenza, mentre la città di Quartu ha sicuramente nel proprio servizio di contabilità e bilancio le professionalità e le capacità per affrontare il problema".
Il problema della consulenza in questione "non è tanto la spesa sostenuta" quanto "la deprofessionalizzazione del proprio personale".
Il binomio Ruggeri-Meloni non si fida dei dipendenti comunali della ragioneria, che (lo diciamo per esperienza diretta) hanno riconosciute qualità e competenze, ed affida ad altri, estranei all'amministrazione, il compito. Sarà una nostra idea, ma chiamando i consulenti si riesce a governare meglio la barca, preoccupazione che sindaco e dg hanno in cima ai loro pensieri.
Del resto è noto che questa giunta è assai criticata da alcuni livelli dell'amministrazione, a volte con posizioni di netto contrasto.
A proposito delle consulenze, si apre un altro capitolo fortemente a rischio per i due compari di merenda: la violazione dei principi dell'evidenza pubblica - scrive la Corte nelle considerazioni finali - nella scelta del consulente.
E nasce il caso dell'affidamento al CeRST dell'Università di Castellanza senza avviso di evidenza pubblica e senza particolari motivi di altissimi requisiti rispetto a un panorama abbastanza affollato di enti o istituzioni che possano fornire le prestazioni rischieste. L'amministrazione ha bypassato l'applicazione della corretta disciplina ritenendo che si tratti, invece, di "soprassoglia", circostanza - peraltro assai opinabile - che tuttavia non sposta la questione: le procedure di evidenza pubblica - scrive la Sezione della Corte dei conti - si applicano "a tutte le procedure contrattuali delle pubbliche amministrazioni" e ciò "anche prima dell'entrata in vigore del cosiddetto "codice dei contratti", che non è innovativo "nell'ordinamento giuridico italiano".
Perché l'amministrazione ha scelto l'università di Castellanza, la cui individuazione è sicuramente laboriosa? A leggere gli intrecci, le partecipazioni, gli incarichi a sua volta concessi a maghi e maghetti della vita pubblica, della politica e della cosiddetta cultura il motivo della preferenza. Al momento dei fatti avevamo individuato la gabbola, il pastrocchio, il paciugo (chiamatelo come preferite) e la totale discrezionalità con cui l'amministrazione agisce in un campo dove la correttezza delle procedure è fondamentale.
Discrezionalità che aleggia attorno alla consulenza dirigenziale dell'ingegnere civile, "con attività consolidata nel settore delle telecomunicazioni, che suscita molte perplessità da parte della Corte perché "l'incarico presuppone l'esistenza di una struttura - personale e materiali - che consenta il superamento della specifica professionalità del dirigente".
Anche questo incarico, insomma, non rientra nei canoni della correttezza del duo Fasano (uno canta, l'altro balla) dimostrando che la faccia tosta delle premiata dittà non ha, davvero, confini.
 
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