Il grande amore tradito di Quartu per la bicicletta, una scuola che rischia di scomparire. L'esempio di Natale Pau
ZITTO E PEDALA
 

L'ultima pedalata importante, Quartu lfha data una decina di anni fa con il Giro ciclistico di Sardegna prof, grazie all'intraprendenza organizzativa di Gino Mameli, il cui nome e legato non solo ai grandi eventi, ma all'entusiasmo per questo sport, che a Quartu ha sempre trovato terreno fertile. Una vena, tuttavia, che, in questi anni, sembra essersi esaurita, perche il ciclismo e uno sport di grandi sacrifici, finanziari per i dirigenti, fisici per gli atleti. Pensiamo, tuttavia, che un passato ricco di risultati e di soddisfazioni non possa essere dimenticato e valga la pena riprendere il discorso. Se parli con Gino Mameli, si lascia portare dall'entusiasmo e la memoria corre all'indietro per ricordare episodi, atleti, vittorie. Il via, di questa insolita gara, fatta di ritagli di giornali ingialliti e di vecchie foto sbiadite, e stato dato piu di ottant'anni fa, quando la bicicletta rappresentava il riscatto della gente umile e ciascun atleta si ritagliava un ruolo con grande abnegazione e coraggio. A meta degli anni Venti, Quartu aveva atleti in grado di primeggiare, non solo in Sardegna. Gente modesta che ogni sera, finito il lavoro pesante, muratori, stradini, gente di fatica, saliva in sella e pedalava, per ore, sulle strade di casa, consumando tubolari e versando sudore, tra la polvere delle strade sterrate (la maggior parte, allora), come nell'epopea di Binda e Girardengo, ritratti nelle rare foto dei giornali sportivi, sorridenti e sporchi, secondo un clichet che si adattava a questo sport (e, in parte, al fascismo). I ciclisti di Quartu non erano da copertina, ma gli anziani ricordano le affollate partenze dal corso, lo sgomitare feroce dei concorrenti, le volate convulse. Ci sarebbe da scrivere un libro dal titolo eloquente: hai voluto la bicicletta? Pedala. Venne fuori, da quella baraonda, qualche campioncino.
Quando la pista divenne popolare e un po' chic, rispetto alla strada, Quartu ebbe il suo velodromo. "Bellissimo", dice con orgoglio Gino Mameli, che ricorda una coppa del mondo con ventidue nazioni, le bandiere, la gente che applaudiva. I titoli sui giornali. In Italia dettava legge il Vigorelli: Coppi, Bevilacqua, e, dopo, il velocista Maspes, che interruppe i sogni iridati del baronetto britannico Harris erano i "grandi". Si favoleggiava persino sulla capacita polmonare del Campionissimo. E poi, nella fantasia popolare, c'era posto per il duo Bianchetto e Beghetto, mitici compagni di avventure mondiali. Quartu era una decorosa succursale di periferia. Su quella pista si gareggiava abbastanza spesso e si diceva che quell'impianto era straordinariamente veloce, col fondo in cemento liscio come un biliardo. Il parquet neanche se lo sognavano. Oggi il velodromo e in un pietoso stato di abbandono. E' vero, la pista e in declino, ma anche il
ciclismo di Quartu lo e. Il "Pedale quartese", riferimento storico del ciclismo sardo, resta tenacemente in sella, annovera alcuni atleti di valore, ha un presidente, Enrico Isola, che non molla; ma i momenti migliori restano confinati nei ricordi, nella bacheca ricca di coppe, trofei e medaglie della sede sociale, un orgoglio finito in archivio.
Dai grandi eventi si e passati alle gare di cicloamatori, tanto per dire che il ciclo non e chiuso. In mezzo, un campione italiano su strada, Gigi Dessi, tanto per dire che la stoffa e buona e ci si puo contare.
Citiamo anche Massimiliano Cadelano, un esempio per tutti, di serieta e impegno; campione di cross, su pista e su strada a dimostrare un'incredibile
duttilita che non ha paragoni recenti. Superati da un pezzo i quarant'anni, questo atleta inossidabile continua a vincere in mountain bike. Un esempio per i giovani.
Ma c'e speranza di rinverdire i successi del passato? Gino Mameli dice di si e spiega: "Quartu e una citta, ma e rimasta paese con i suoi valori, la solidarieta, l'umilta di chi vuole costruire un futuro col sudore. Qui ci sono ancora ragazzi disposti a sacrificarsi per il ciclismo. Ci voglio dirigenti appassionati che seguano i giovani".
Che cosa manca, allora, per ricominciare? "L'aiuto delle istituzioni, non solo quelle strettamente sportive. Anche il Comune deve fare la sua parte, anziche sonnecchiare; deve avviare una politica sportiva che sconfini nel sociale e nella cultura (c'e affinita), perche i giovani atleti non si sentano soli. Comune e Regione devono intervenire anche finanziariamente. Il ciclismo costa, non e piu lo sport dei poveri. Una buona bici da corsa la si paga quasi come un'utilitaria. L'aiuto degli enti pubblici e indispensabile, se non altro mettendo a disposizione gratuita gli impianti".
A maggio, da queste parti, e passato il Giro d'Italia per riaccendere le passioni sopite. E' stata una presenza utile? I campioni suscitano popolaritac
"Il Giro non lascia niente, se non c'e attenzione per le risorse sportive locali. Se il terreno e stato arato, il seme germoglia. Altrimenti porta via soldi. Da immagine al territorio che attraversa. Si finisce in televisione.
La carovana e pittoresca, attorno c'e il business. Ma quando passa e tutto fi
nito. Quel che resta e il lavoro minuto fatto localmente, il sogno dei ragazzi che sognano di indossare quelle maglie e pedalare in quel gruppo di campioni. Ma, alla Sardegna, il Giro costa. La Regione ha pagato. Altro che Giro sardo per celebrare Garibaldi. La corsa rosa in cento anni di storia e approdata in Sardegna solo tre volte: nel 1961 per celebrare l'unita d'Italia, nel 1991 (ha ottenuto un cachet di tre miliardi) ed quest'anno (e costati 1.350.000). La storia di Garibaldi e una barzelletta. Se non ci sono soldi gli organizzatori vanno da un'altra parte". Sul lungo tragitto del litorale. Quartu non e stata neppure citata. Pare perche non ha versato un cospicuo contributo per sollevare la soglia d'attenzione del telecronista. Pagare e giusto, torna utile?-"Solo se si lavora in profondita e in anticipo con le politiche giovanili, col dilettantismo puro, facendo dell'occasione la cassa di risonanza di una politica sportiva. Che non c'e".
Inventiamocela, allora, l'occasione di fare ciclismo. Una lunga solida tradizione non puo scomparire. L'esempio quasi eroico di Natale Pau, approdato, negli anni 60, al professionismo (allora era piu difficile di oggi. Ah, quanta attenzione ai teleschermi in bianco e nero nel tentativo di scorgere la sua maglia tra i gropponi della carovana!) val la pena di essere imitato. (dean)

 
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