l Giro d'Italia - grossa operazione
di markentig, piu che sportiva - ritorna in Sardegna.
E' una festa. Solerti amministrazioni si contendono
la sede di tappa, nella prospettiva delle dirette
televisive; un modo come un altro di farsi conoscere
con segnali positivi, dopo le note purtroppo negative
del governo regionale, che affossa il turismo con
tas-se e balzelli. Un recupero costoso. Il presidente
Soru versera nelle cas-se degli organizzatori, un
milione e 350 mila euro. Un buon investimento? Con
quella spesa (piu il contributo delle amministrazioni
locali. Il Giro e come i taxi, vanno a tassametro)
si poteva fare qualcosa di piu per rilanciare lo
sport del pedale. Ad esempio rifare il Giro di Sardegna,
cinque o sei giorni la carovana nell'isola, una
partecipazione popolare diffusa (perche i grandi
nomi e, in questa previsione, potrebbero venire
nell'isola a togliersi la muffa dell'inverno). Il
Giro di Sardegna costerebbe assai meno e forse renderebbe
di piu. Tutti contenti per questa kermesse sportiva
e commerciale? Le autorita, abituate a pavoneggiarsi
agli arrivi di tappa, probabilmente si. E' un'occasione
per mettersi in mostra. Gli appassionati di questo
sport e i competenti hanno qualche perplessita.
Il Giro e un buon evento mediatico, ma non e il
massimo. La grande sfida del pedale, la gran boucle,
resta il Tour e le adesioni meno importanti al Giro
lo dimostrano. Per questo un Giro di Sardegna non
sfigura. Ma questo - ha detto Zomegnan, bravo giornalista
ma astuto uomo d'affari - e il Giro di Garibaldi.
Infatti si parte da Caprera. Ma non si arriva a
Marsala, epico sbarco dei Mille, per il semplice
fatto che la Regione siciliana, che pure, in fatto
di spese, non fa economia, non ha voluto pagare.
Basterebbe questo a capire che Garibaldi e un pretesto,
tanto e vero che alcuni luoghi dell'epopea garibaldina
non sono sfiorati. La prima tappa (a Caprera) e
una crono senza velleita agonistiche. Infatti la
corsa vera parte da Tempio e viaggia sulla costa
sino a Bosa (seconda tappa); poi, con un faticoso
trasferimento, riparte da Barumini verso Cagliari
(terza tappa) suscitando delusione in quei centri,
come Quartu, dove il ciclismo ha avuto momenti di
notorieta sportiva e diffusione agonistica. Basterebbe
pensare al velodromo, l'unico in Sardegna, per comprendere
il significato di questa affermazione. Da come sono
andate le cose, si puo facilmente immaginare che
l'amministrazione comunale sia rimasta del tutto
estranea alla vicenda. La variopinta carovana del
Giro transitera, a ridosso dell'arrivo cagliaritano,
come una fugace visione, con i bambini delle scuole
ai bordi delle strade che sventolano bandierine.
Ma (tras)correra rapidamente come un inno all'effimero.
Quartu meritava di essere, per il suo passato ciclistico,
sede di tappa.
Ovviamente sappiamo che quando un or-organizzatore
punta all'ingaggio, l'obiettivo da centrare e la
Regione. Tuttavia resta qualche considerazione da
fare sulla decadenza dello sport cittadino, che
vede, l'u-na dopo l'altra, tramontare le occasioni.
Colpa di chi non vede piu lontano del proprio naso
e preferisce risparmiare due lire, anziche investire
in manifestazioni di livello. Stessa sorte e toccata
alla boxe. Ne parleremo. Da questo numero ci occupiamo,
infatti, di sport, ritenendo che lo spettacolo sportivo
meriti piu considerazione.
Il Giro - lo confessiamo - e un pretesto, tuttavia
ravviva quel costume politico che chiede evidenza.
Ci sono politici che si sono attribuiti meriti che
non hanno, sostenendo di aver merito per un percorso
o un traguardo, decisi, in realta, molti mesi prima.
Il Giro vive anche di questi contorni e degli inevitabili
bluff. A Quartu, invece, nessun bluff; ma un silenzio
assordante.
Eppure, se la politica deve coinvolgere i giovani
ed avviarli possibilmente alla pratica di una disciplina,
le manifestazioni di livello sono un sicuro richiamo.
I ragazzini sono, prima di tutto, tifosi. Perche
lo sport sia uno strumento educativo, occorre appassionarsi.
Altrimenti diventa piu noioso di un'ora di educazione
fisica a scuola.Il ciclismo ha avuto momenti belli,
di interesse diffuso. In un panorama sempre povero,
per via della difficolta a trovare gli sponsor,
che caratterizza, del resto, il deprimente quadro
dello sport sardo, il ruolo attivo delle amministrazioni
locali assume un'importanza fondamentale.
Gino Mameli, figura sportiva molto nota nelle due
ruote, si rammarica dell'evidente disinteresse,
che coinvolge, prima di tutto, l'ente locale. Un
tavolo permanente delle societa sportive consentirebbe
di programmare l'attivita, rilanciando societa e
atleti e avvicinando i giovani alle varie discipline.
Altrimenti le grandi manifestazioni attraverseranno
Quartu invano; il serpentone colorato del Giro sara
solo un festoso colpo d'occhio che durera quanto
il clic d'una fotografia. (avis)