Igino Meloni tenta di metter paura ai Ds. Ma la Quercia se la ride
LA MINACCIA CORRE SUL FILO DEL TELEFONO
Dietro il nervosismo del DG di Quartu la salvaguardia del posto onorevole di Meloni jr
 

Tempo fa un famoso spot pubblicitario raccomandava, a un condannato a morte, una telefonata "per allungare la vita" e sottrarsi ai moschetti del plotone d'esecuzione. Parlare alla cornetta era come sottoscrivere un patto di lunga vita col diavolo. Oggi, spediti in soffitta gli apparecchi 'fissi', sostituiti dai piu sofisticatissimi e super-accessiorati cellulari, un altro condannato a morte si affida al telefonino per evitare di cadere giustiziato dal fuoco amico opportunamente schierato all'ombra della Quercia.
Una leggenda metropolitana, che di leggenda ha ben poco anche se chi l'ha vissuta mai e poi mai ve ne dara conferma, racconta di quanto abbia schiumato di rabbia il 'condannato a morte politica' dott. Igino Meloni quel giorno novembrino che, per una distrazione dei suggeritori occulti, su un giornale locale era apparso un articolo contro di lui. Ahi, che affronto! "Lesa maesta!" fu il grido che si alzo nelle stanze sporche di cimici che accolgono la politica quartese. E dott. Igino, di confessione cattolica apostolica e romana, da bravo credente ritiene inverecondo che non "si dia a Cesare quel che e di Cesare" e quindi che gli si sottragga, a lui Caesar di Quartu, quel che gli appartiene per diritto: il potere. Potere di vita e di morte sul sindaco di sua fiducia, piu di fiducia di una collaboratrice domestica, sudditi e plebaglia varia e avariata che gravita su via Porcu.
Cosi, quando la stampa riporto il contenuto edulcorato di un documento revisionato a firma del direttivo cittadino dei Ds, il risveglio del dott. Igino fu traumatico. In quell'atto ufficiale gli uomini di Fassino passavano ai raggi X l'operato del Direttore Generale del Comune di Quartu Sant'Elena. Uno screening meticoloso di fatti e misfatti, soprattutto gli ultimi. Risultato: il DG, nella persona del dott. Igino Meloni, non ha prodotto i risultati sperati. L'amministrazione e allo sbando, i dipendenti comunali perennemente incazzati e i cittadini insoddisfatti. Delusi a tal punto da rimpiangere persino Davide Galantuomo, ex sindaco forzista. Questo il senso delle lamentele diessine, orchestrate dal bravo e giovane direttore-segretario cittadino Fabio Cogoni. Che c'entra la tiritera della telefonata che allunga la vita e bla bla...? Ci arriviamo. Quel giorno li, il giorno del primo articolo sul giornale titolato cosi "I Ds chiedono la testa del discusso direttore generale - Gino Meloni va cacciato", prima di un travaso di bile, un marziano (nel senso del colorito verde) dott. Igino Meloni acchiappato il cellulare compone il numero di un esponente diessino, legato a Quartu e sovrintendente del circondario cagliaritano. Chi e il querciarolo in questione? Be, diciamo che nei vertici Ds sono in due ad avere lo stesso cognome… E tanto basti.
Il dott. Meloni, composto il numero, appena sente il "pronto chi parla" non si lascia andare a salamelecchi, non e in vena, preferendo alla cortesia i rimbrotti. E qualcosa di piu. All'altro capo del telefono c'e chi se la ride, chi sbuffa, chi lo manda a quel paese. L'ilarita e un sentimento comune, misto alla pietas latina per quell'uomo attaccato alla poltrona e al potere spicciolo. Perche quello che il dott. Igino Meloni non sa e che oggi, la tecnologia che qualche dispiacere provoca a Benedetto XVI - solo pero quando se ne abusa - consente col tastino vivavoce di rendere partecipi gli amici piu vicini (fisicamente) della telefonata in corso. A giudicare dai risultati elettorali i Ds hanno molti piu amici della Margherita. E cosi quella telefonata dai toni apocalittici e ascoltata da orecchie indiscrete. Se sia stata anche oggetto di sberleffi non e dato saperlo.
Lancia in resta, il Direttore Generale di via Porcu s'e sciacquato per benino la bocca contro gli alleati-infedeli, ossimoro che rende bene la liaison Quercia-Margherita. "Qui si va tutti a casa", sarebbe stata una delle minacce del Meloni furioso. Che, sperando di rincarare la dose, ha addensato nubi foriere di tempesta persino sulle imminenti consultazioni elettorali selargine: "Se non cambiate rotta non sosterremo la ricandidatura di Mario Sau". A queste parole, dall'altra capo del telefono, hanno pigiato il tastino mute (che silenzia il microfono) per profondersi risate a crepapelle. Chi vuole ancora Mario Sau?
"Voglio subito una smentita e pretendo un'attenuazione dei toni, specie in pubblico. I panni sporchi, se sono sporchi, si lavano in casa", con queste parole il dott. Igino Meloni si congeda dall'allegra brigata.
Da par suo, il sindaco quartese non se ne sta in silenzio e difende l'Amor suo: "Se va via lui, vado via anche io. E voi con me".
La Quercia non e intimorita. Sebbene la confusione regni sovrana, peggio che nella maggioranza di Galantuomo. I Ds tengono la testa bassa pronti a dare l'incornata letale. Giurin-giuretto, sbandierano ai quattro venti che stavolta fanno sul serio: Meloni fuori dalle… stanze di via Porcu. Ha combinato troppi danni, alla citta e ai compagni. Nel frattempo si assiste a un valzer di documenti ufficiali, o circa, siglati dal partito di Fassino (imparassero da D'Alema camminerebbero piu spediti verso la meta…).
L'infinita tiritera dei documenti diessini interessa poco, basti sapere che i reduci del post comunismo e post socialismo, novelli Salome, ancora oggi aspettano gli venga servita su un vassoio d'argento la testa del dott. Igino Meloni, novello San Giovanni Battista. Richiesta impossibile da soddisfare per Erode-Ruggeri.
Semmai e piu interessante fare chiarezza su questa estenuante guerra di nervi tra Ds e Dl all'alba del nuovo soggetto partitico quale e il Partito Democratico.
Sullo sfondo gia si scorgono le elezioni regionali. E saranno in molti i quartesi impegnati a guadagnarsi un posto al sole nel ricco - economicamente - consiglio regionale. Primo fra tutti il miracolato (da primo dei non eletti e diventato onorevole) Marco Meloni, figlio del piu navigato Igino. E si sa come "ogni scarafone…", percio primo cruccio paterno e garantire la rielezione a chi e "sangue del suo sangue". Con un secondo mandato in via Roma gli si spalancherebbero le porte scorrevoli di Montecitorio. Se ne faccia una ragione il povero sindaco, poco piu di una pedina nella scacchiera manovrata dall'Igino quartese. Spiegata cosi l'occupazione manu militari di via Porcu da parte della Margherita.
Ce n'e abbastanza per turbare il sonno dei giusti, figuriamoci se non roteano a mille le palle dei comunisti. Che di lavorare per accontentare il piccolo Meloni proprio non ne vogliono sapere. Il guaio, per i sudditi rossi, e che il dott. Igino sovrintende persino sulle virgole digitate in ogni singolo personal computer del Comune. Lui tutto vede, tutto sa. E a tutto provvede. Dispensando ora carezze ora bastonate a seconda della convenienza o dell'opportunita politica. Sulle schiene dei diessini, pero, si vedono solo i segni rossi a testimonianza delle botte prese. ogni botta si trasforma in un calo di consensi. Intollerabile per i nipotini del comunismo russo, cresciuti col mito del Capitale (anche se non lo hanno mai letto sta tanto bene nella libreria di famiglia…). Di questo passo la nomenklatura quartese (i vari Dino Pusceddu, Tore Cois, Tonio Lai - anche se lui si merita un paragrafo a parte - Graziano Milia, Fabio Cogoni e a seguire le nuove leve) sa bene di rischiare l'estinzione fagocitata dai post-Dc. Senza il controllo della macchina amministrativa, la costruzione del successo alle elezioni regionale e una pia illusione. Urge, dal punto di vista diessino, una rimodulazione dei poteri. E in questa nuova mappa per il dott. Igino Meloni non c'e posto.
Anche se lui s'attacca al telefono, foss'anche per interloquire col Padreterno, la sua condanna a morte e stata decisa. Resta solo da conoscere la data dell'esecuzione, come per il dittatore Saddam Hussein. Se il prezzo da pagare e assistere all'abdicazione di Ruggeri i Ds non si scompongono. Con lui capitolerebbe pure Tonio Lai. E sarebbe un concorrente di meno alle prossime elezioni regionali… Boia chi molla!