Ha violato la legge, deve rispondere del sequestro del nostro periodico
RUGGERI NEL FANGO
Imputato in concorso con un vigile urbano - Abuso e minacce

Imputato Ruggeri, alzatevi!
Ci scapperebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
Il garantista sindaco Ruggeri, il primo cittadino di Quartu col pallino della legalita, l'esempio esemplare del rispetto della legge, la legge, almeno una volta, l'ha violata. Con noi, facendo sequestrare il 10 aprile scorso dai luoghi dove era esposto per la vendita "Quartu sera". Violazione della legge sulla stampa (n.47 dell'8 febbraio 1948), abuso d'ufficio, con l'aggravante dell'azione commessa da piu persone: questa l'imputazione. Numerose le testimonianze raccolte. Tutte chiare e lampanti. Persino minacce per evitare che il periodico rimanesse esposto.
Certo, in "Quartu sera" non si tessevano le lodi di Ruggeri (ma chi le tesse, oramai, le lodi di questo sindaco che non piace neppure alla coalizione politica che l'ha espresso?); non si diceva che il suo comportamento (da cittadino) e l'equivalente dell'acqua distillata ne sinonimo di trasparenza. Ma la liberta di stampa, nel nostro Paese, c'e ancora. E va rispettata.
Per tutelarsi, nel caso non si condividano i contenuti degli articoli, ci sono altri mezzi; non la sopraffazione. Chi sbaglia, paga. E non tocca di certo a noi.
Imputato Ruggeri, siete accusato - dira il giudice nel rito per direttissima - , insieme a Farci Paolo, vigile urbano addetto alla viabilita e reclutato a far da giustiziere della carta stampata, di aver violato la legge perche "agendo in concorso fra di voi, abusando dell'ufficio rispettivamente di sindaco e di agente di polizia municipale, allo scopo di impedirne la diffusione, avete asportato, presso vari esercizi commerciali ove erano esposte per il pubblico, numerose copie del periodico "Quartu sera". Chiariamo: il "concorso" consiste nel fatto "per il Ruggeri nell'aver eseguito materialmente il fatto e nell'avere istigato il Farci a commettere il fatto".
Un'accusa grave e pesante, soprattutto per un pubblico ufficiale che, in qualita di sindaco, deve garantire la convivenza reciproca, il mutuo rispetto tra i cittadini, la tolleranza.
A meno che il sindaco Ruggeri non si ritenga "super partes".
Precisiamo: non siamo stati noi, definiti "parte lesa", oggetto dell'atto intimidatorio, ad aver chiesto l'intervento della magistratura. Da parte nostra non c'e stata alcuna reazione, pur essendo convinti che un nostro diritto era stato violato. La "notizia del reato" proviene dalla squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Quartu Sant'Elena. Noi non c'entriamo; non vogliamo questo tipo di rivincite.
A noi interessa denunciare il comportamento di un primo cittadino che non rassomiglia al bonus pater familias, intransigente con gli avversari e permissivo con gli alleati. Questo ci interessa e questo continueremo a fare. Semmai ringraziamo Ruggeri di darcene piu di un'occasione.
Ma arriviamo alle testimonianze raccolte dal Commissariato.
"Verso le 19 (del 9 aprile), mentre mi trovavo dietro la cassa del bar tabacchi, di cui sono titolare, sono stato avvicinato da due persone le quali mi chiedevano di portare via le copie del giornale, dicendomi che, se non lo avessi fatto, avrei passato dei guai. Uno dei due era il sindaco Ruggeri". A.B.
"Nella mattinata del 10 aprile si e presentato nell'edicola di via Marconi, di cui sono titolare, un vigile urbano in divisa, il quale mi avvertiva che non potevo tenere in esposizione il citato periodico. Mi invitava a toglierli altrimenti avrebbe proceduto al sequestro essendo in corso un procedimento penale. Il vigile viaggiava a bordo di uno scooter". D.D.
"Un vigile urbano in divisa, che conosco di vista e so chiamarsi Farci, mi ha chiesto spiegazioni sulle copie di "Quartu Sera" dicendo che erano sotto sequestro. Per evitare problemi gli ho risposto che poteva ritirarli, cosa che il vigile ha fatto prelevando tutte le copie, una trentina". I.A.
I fatti si commentano da se.
A Ruggeri non e bastato mettersi nei guai, compiendo un reato per il quale si e sicuramente giovato dall'autorita che gli deriva dalla carica di sindaco, ma ha messo nei guai anche il vigile Farci.
Un sindaco puo incappare nella giustizia nell'esercizio dell'attivita amministrativa. Un inciampo, nella giungla della burocrazia, e ammissibile. Ma quando calpesta la legge sicuro della propria intangibilita e utilizza, per farlo, un dipendente dell'amministrazione (peraltro in divisa) e da biasimare. Cose di cui si sarebbe vergognato un gerarca. Buon senso vorrebbe che prendesse atto della situazione e si mettesse da parte. Continua invece sulla strada dell'arroganza. Per mesi lo abbiamo invitato, da queste colonne, a rispettare il mandato; ad evitare di tenere in giunta chi ha violato platealmente il regolamento municipale, costruendo abusivamente; a rendere conto di operazioni immobiliari che il capo dell'amministrazione pubblica dovrebbe evitare, ad aumentare l'Ici per "investire" in consulenze milionarie; una serie di comportamenti che la maggioranza dei quartesi non condivide.
Ma Ruggeri insiste e diventa lo sceriffo di turno, quando qualcuno decide di indagare su situazioni che, oltre una possibile correttezza formale, non si addicono a un primo cittadino alle prese con una citta piena di guai che pero ha l'abitudine di pensare prima a se stesso.
Il reato sulla liberta di stampa e grave perche offende, prima di tutto, la democrazia. Il povero diavolo che incappa in un errore e oggetto di dure critiche e tutto va bene.
Il sindaco che si sente offeso da un giudizio o da una notizia non puo reagire come nel mitico Far West, mettersi una stella sul petto e dire: la legge sono io.
E' un comportamento grave, com'e grave la difesa d'ufficio di un corrispondente locale di un quotidiano che sputa fango sul nostro direttore quasi a voler legittimare il reato del primo cittadino e disegna Ruggeri come lfanima santa di un'alleanza politica fatta di onore, dedizione alla causa, rispetto verso i cittadini.
A quel giornalista, di scarse vedute, non facciamo neppure il regalo di citare il nome per farlo emergere da una evidente, degradante mediocrita, da un anonimato al quale e condannato a vita. Invitiamo tuttavia i quartesi, anche quelli che non ci stimano, a leggere quell'articolo, "Un 'pacco' in diecimila copie" e a trarre le conclusioni, se si tratti o meno di stampa di regime.
Ideologicamente si potrebbe trattare (lo diciamo a chi ama riflettere sulle idee) di un ben piu subdolo reato contro la liberta di stampa? Come definire altrimenti giudizi di commistione tra opinioni proprie e informazione? Si oltrepassa il limite del buon gusto che distingue il giornalista dallo scribacchino?
E, ancora, forse i lettori di quel quotidiano si sentono tutelati, nel diritto all'informazione, dal becero giornalismo ligio e ossequioso al Palazzo?
Ma a noi, che di democrazia ci intendiamo, non e mai venuto in mente di far sequestrare quel giornale.
Accompagnati da qualcuno in divisa.

 
 
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