Alle ultime regionali, da
consigliere uscente e da leader dell'opposizione,
ha riportato una sonora battuta: 1500 preferenze.
Davanti a lui altri candidati ritenuti meno validi,
sul piano elettorale. Un risultato che avrebbe convinto
chiunque ad abbandonare la politica. Ma Gian Mario
Selis non e uno che molla facilmente e profittando
del momento favorevole per il centro sinistra, ha
fatto ferro e fuoco per essere designato a sindaco,
con l'inganno - perche altro non e - delle primarie.
Ma anche qui e stato un insuccesso, meno del 48
per cento (in assenza di competitor credibili) su
appena il 5 per cento dell'elettorato che ha sbrigato
questa formalita. Delusione manifesta per la risposta
della "base", inferiore alle aspettative.
In casa Margherita qualcuno ha protestato. "Puntare
su Selis - ha detto - significa andare a casa".
Non c'e stata, infatti, alcuna mobilitazione popolare
e tutto lascia supporre che senza la mobilitazione
degli apparati di partito il risultato sarebbe stato
piu striminzito. La citta non ama Gian Mario.
Per spuntare la candidatura, Selis ha dovuto forzare
la mano, ad amici di partito che, a loro volta,
ha ottenuto la protezione di Renato Soru, irretito
dal fatto che un suo candidato, di prestigio personale,
era stato bruciato con disinvoltura dall'Ulivo.
Il quale Ulivo ha fatto, ad un certo punto, la voce
grossa: Soru non puo ignorare la volonta dei partiti,
che lo tengono in sella ad una scombinata coalizione
regionale sulla quale il governatore sembra avere
diritto di vita e di morte.
Alla fine la Margherita avrebbe ottenuto l'assenso,
il via libera da mister Tiscali. Non e stato un
colpo di genio candidare l'uomo che aveva inventato,
in Consiglio comunale, le pensioni d'oro causa malattia
di servizio; un'operazione furbetta che avrebbe
garantito una vecchiaia agiata all'ex direttore
della Programmazione, dipartimento-pensatoio dell'amministrazione
inventato da due teste d'uovo: Girolamo Colavitti
e Pietrino Soddu. Selis e stato a lungo il pupillo
dell'uomo di Benettuti. Ora, sembra, lo e meno.
Un po' perche Pietrino ha assecondato la manovra
per portare in politica l'ex patron di Tiscali,
dando il via ad un'operazione che ben presto si
e rivelata un insuccesso (Soru governa di fatto
anche i partiti, minacciando di mandare a casa l'intero
Consiglio. Cio avverrebbe, infatti, se il governatore
si dimettesse perche la legge elettorale prevede
questo; una spada di Damocle sul capo di 84 consiglieri
che si verrebbero privato del lauto stipendio).
Gian Mario aveva tentato, nella scorsa legislatura,
collezionando un altro clamoroso insuccesso personale,
oltre che politico, di diventare presidente della
Regione. L'inciucio di alcuni consiglieri aveva
spostato l'ago della bilancia a destra, consentendo
al centrodestra di varare una giunta rappezzata
ed eternamente (per i bisticci) minoritaria nel
corso della tribolata legislatura. Si dice che qualcuno
abbia compiuto quel passo per sventare la presidenza
Selis che - memori dei suoi cinque anni da presidente
del Consiglio - sarebbe stata una iattura.
Riconoscimento della superinvalidita a parte, Selis
e sempre stato un indeciso. Lo testimoniano i dipendenti
del "parlamento sardo", angariati da continui
rinvii di un presidente solo apparentemente dinamico
ed efficiente. Citiamo alcune incompiute: il progetto
di riforma previdenziale, i concorsi per integrare
un organico ridotto all'osso; la riforma dei servizi.
Quel che e peggio, non si e mai tratto di decisioni
chiare, di scelte politico-organizzative, ma di
estenuanti rinvii, di lunghi mesi dedicati a non
decidere, nonostante il pressing della struttura.
Esemplare, sotto questo punto di vista, la riforma
della Cassa di previdenza. La Cassa era gestita
da un consiglio di amministrazione formato dall'intero
Ufficio di presidenza, dai capigruppo e da un rappresentante
degli ex consiglieri. Organizzata sotto forma di
struttura mutualistica, la Cassa aveva una forma
non attuale.
La riforma prevedeva di passare dal meccanismo mutualistico
a quello assicurativo. Nell'intera legislatura Selis
ha deciso di non decidere. i continui rinvii di
un presidente solo apparentemente dinamico ed efficiente.
Citiamo alcune incompiute: il progetto di riforma
previdenziale, i concorsi per integrare un organico
ridotto all'osso; la riforma dei servizi. Quel che
e peggio, non si e mai tratto di decisioni chiare,
di scelte politico-organizzative, ma di estenuanti
rinvii, di lunghi mesi dedicati a non decidere,
nonostante il pressing della struttura.
Esemplare, sotto questo punto di vista, la riforma
della Cassa di previdenza. La Cassa era gestita
da un consiglio di amministrazione formato dall'intero
Ufficio di presidenza, dai capigruppo e da un rappresentante
degli ex consiglieri. Organizzata sotto forma di
struttura mutualistica, la Cassa aveva una forma
non attuale.
La riforma prevedeva di passare dal meccanismo mutualistico
a quello assicurativo. Nell'intera legislatura Selis
ha deciso di non decidere.
C'e chi sostiene che abbia pesato in maniera decisiva
il fatto che la riforma avrebbe ridotto alcuni benefici,
ad esempio l'anzianita di accesso; da 60 a 65 anni.
Ora Gian Mario, sguardo ammiccante, ciuffo sbarazzino,
affabulazione inconcludente gioca la carta del sindaco.
Rischia grosso, per un vizio di forma che inizialmente
lo esclude dalla competizione. Sembra un segno del
destino e qualcuno, nel centrosinistra, si sfrega
le mani. La pratica Selis puo considerarsi chiusa
e definitivamente archiviata. Invece il Tar lo riammette.
Troppo alta la posta in palio per lavarsene le mani
come spesso capita con i poveracci.
Ora la gara ci sara.
Selis, che aveva affrontato la campagna elettorale
in tono minaccioso, riversando accuse maldestre
contro Emilio Floris (a questo scadimento di forma
e di bon ton la politica ci ha purtroppo abituato),
ora, dopo il ripescaggio, superata una forma di
gastroenterite acuta, rincara la dose. Accusa Floris
di aver utilizzato soldi pubblici per la campagna
elettorale. Sostiene che la citta ha bisogno di
gente pulita, con la coscienza immacolata. E si
propone.
Ma la gente non dimentica l'operazione pensioni
d'oro, il tentativo di ottenere una rendita vitalizia
consistente. E il dietrofront precipitoso quando
la notizia era venuta a galla, nel tentativo di
confondere le idee, accusatore a oltranza di chi,
seguendo il suo esempio, aveva tentati di farsi
riconoscere lo stesso trattamento privilegiato.
Da che pulpito viene la predica!
Il risultato e stato una sonora strombatura elettorale,
una retrocessione, sul piano politico e personale,
clamorosa. Ma il sindaco invalido e indecisionista
non demorde. Si prevede l'ennesimo insuccesso.