Per chi abbia visto, giorni
fa, sulle TV locali, le immagini dellfhappening
elettorale a SantfElia dfun aspirante sindaco gdescamisadoh
con una compagnia gdi giroh, crediamo sia necessario
offrire una chiave di lettura sullfonda lunga della
memoria. Che riguarda proprio quei compagni con
cui ha inteso effettuare un gremakeh di una vicenda
non certo commendevole per la storia cagliaritana.
Accanto al descamisado cferano infatti due gcompagnerosh
reduci da quella vicenda, ambedue impregnati dfun
populismo di bassa lega e dfalta demagogia, lfuno
di matrice marxista e lfaltro di scorie terzomondiste.
I loro nomi? Il descamisado era lfinvalido gda politicah,
Gianmario Selis, ed i compagneros il grossoh Luigi
Cogodi, un azzeccagarbugli della rivoluzione sessantottina,
ed gil neroh don Vasco Paradisi, un ex carmelitano
secolarizzatosi sotto lfinput del dissenso cattolico.
Lfoggetto del remake? Le lotte per la casa che infiammarono
la citta negli anni Sessanta e che ebbero il loro
crogiolo nel malessere sociale di quel quartiere
di SantfElia, rimasto privo dfidentita e di ruolo
in una citta in profonda evoluzione ed in una fase
convulsa di crescita. Lfoccasione era stata fornita
da un piano di riqualificazione urbanistica proposta
dallfamministrazione comunale per liberare il quartiere
da una inaccettabile ghettizzazione e che quella
sinistra antagonista del tempo aveva bollato come
lfEden dei ricchi e dei potenti. Va ricordato ?
per giusta memoria ? che vinse quel populismo barricadiero
anche grazie ad un sindaco che alcuni ricordano
come ggrandeh (Salvatore Ferrara) ma che fu tale
solo, forse, in demagogia. Si assoldarono quindi
progettisti e ingegneri di provata fede a sinistra
(mancini anche nellfuso della matita), infatuati
di quellfarchitettura staliniana che ha reso brutta
una citta che pur era meravigliosa come Mosca. Sorse
cosi quello sconcio architettonico-urbanistico che
i cronisti hanno battezzato con il nome dellfimpresa
che lo realizzo (Del Favero), forse per mimetizzarne
i veri autori, assurti poi come capiscuola dellfarchitettura
cittadina (Milesi, Sanna e C.) e divenuti piu grossih
per la vergogna provata nel vedere la loro creatura
catalogata fra le brutture cittadine.
Quei palazzoni di cui oggi da destra e da sinistra
(oltre che dal comune sentire dei cagliaritani)
si invoca lfabbattimento perche avrebbero ricreato
a Cagliari il vergognoso degrado civile dello Zen
palermitano, rappresentano il risultato concreto
di quelle glotteh che Cogodi, Paradisi e piu (tra
essi Gianni Loi che ambirebbe ad essere il vice
di Selis) avevano ingaggiato sotto le insegne fascinose
dfun populismo dfaccatto.
A molti dalla memoria lunga hanno fatto accapponare
la pelle le parole di Selis che rievocava quelle
lotte, prendendole come proponimento per il suo
programma, paventando di veder sorgere a Cagliari
tante nuove brutture progettate, magari, dagli eredi
del povero Enrico Milesi (il quale, va detto per
onesta, ebbe anche il tempo nella sua pur breve
vita, di un pentimento e di un disconoscimento).
Ed a SantfElia e andato a proporre il suo programma,
dedicato a riproporre quel che lfevidenza di pochi
decenni ha gia condannato. Cosi, con Cogodi e Paradisi,
lo ha celebrato come un grande fatto della citta,
di cui essere orgogliosi e su cui costruire la bonta
del proprio programma e delle proprie capacita.
Proseguendo su questa strada ha cercato di cavalcare
ogni occasione per dire il contrario dellfavversario,
senza avere la capacita di avvertire il pericolo
di affermare uno sproposito. E senza offrire un
quadro organico di quel che vorrebbe fare. Cosi
ha continuato nel fare proprie le tesi piu antitetiche
allo sviluppo cagliaritano, affermando, ad esempio,
come la citta non abbia bisogno di costruire un
suo futuro legato ai legami mediterranei o, ancora,
che intervenire sulla viabilita cittadina per risolverne
i gnodih piu evidenti (dalla via Roma alla piazza
dfArmi), sia solo un arrendersi ai poteri forti.
Per cui alleggerire il traffico veicolare sulla
via Roma, realizzando magari una sottovia ed una
grande piazza sul mare, rappresenti niente altro
che un asservimento agli interessi dellac sanita
privata.
Cosi, cavalcando le idee degli integralisti dfogni
bandiera e dfogni colore ed impostando uno sviluppo
della citta capitale a misura di cBonorva, va ricercando
un consenso soprattutto fra i girotondini ed i suoi
amichetti di circolo. Sembra essersi dimenticato,
in questo dimenarsi elettorale, delle sue posizioni
sempre avverse in passato allo sviluppo di Cagliari,
al servizio di quanti, alla Regione, ne volevano
limitare il ruolo ed il primato.
Dio ce ne scampi e liberi, si dovrebbe dire, da
una simile jattura cittadina! Anche perche quel
candidato descamisado (un look, forse, ritenuto
piu populista e piu vicino alla povera gente, perche
non ne possa misurare il portafoglio di beneficiato
regionale) non ha certo un palmares di successi
ed un curriculum di capacita nel suo passato.
Basterebbe ricordare la sua ascesa ? favorita sempre
da padrinati forti e potenti ? al vertice del Centro
Regionale di Programmazione dove espresse i valori
dfuna nullita assoluta, tanto che un Presidente
regionale del buonricordo ? Mario Melis ? ne avrebbe
tracciato al vostro cronista un ritratto tanto negativo
quanto obiettivo, includendo il suo ruolo tra quelli
piu inutili e costosi dellfamministrazione regionale.
Non aveva tra lfaltro alcun limite di quella sua
pochezza, tanto che si distinse (se cosi si puo
dire) nel voler duellare con Paolo Savona, allora
dinamico e brillante presidente del CIS, contestandone
non solo ogni decisione, ma soprattutto irridendo
alle sue capacita di economista e di banchiere di
livello nazionale. Un confronto che mise in piazza
le nullita culturali del nostro e, insieme, la sua
improntitudine nel voler essere, comunque anche
se velleitariamente, qualcuno. Ora, chi ricorda
quelle sue uscite improvvide e senza fondamenta
alcuna (come dira la storia di quella banca), puo
convenire con quel giudizio, pur tanto duro, del
presidente Melis.
Ebbe di certo la fortuna dellfassenza in Sardegna
della penna graffiante dfun Fortebraccio, perche
altrimenti lo si sarebbe bocciato con quel gnullah
con cui fu consegnato ai posteri un esponente dei
saragatiani.
Cosi, per quel suo voler essere sempre e comunque
protagonista di qualcosa, si e recato a SantfElia
per rievocare un qualcosa di cui il tempo passato
ha fatto giustizia, collocandolo fra le vicende
che hanno recato danno e fatto oltraggio al divenire
della citta. E per celebrare quel remake ? quasi
debba essere il filo conduttore del suo progetto
dfamministratore ? ha voluto avere con se i protagonisti
di allora, autori di quello che e uno dei peggiori
misfatti dellfurbanistica cagliaritana degli ultimi
decenni. E che ha come autore e colpevole il poter
forte dfuna demagogia populista fatta solo di parole
e di slogan.