Dentro
gli scandali dei baroni universitari e in particolare
di quelli in camice bianco. Non e stato troppo difficile
entrare nel cono d'ombra dei concorsi truffa, che
sono il passaggio obbligato per accedere alle cattedre
o intravedere quell'intreccio tra ricerca e affari,
che di per se e legittimo e utile ma diventa ambiguo
e peloso (vedi le tangenti e la truffa sui farmaci)
quando chi comanda e solo chi tiene la cassa, ovvero
l'industria e non la scienza. Sono alcuni dei mali
che emergono nell'inchiesta che pubblichiamo in questa
e nelle pagine che seguono. Un viaggio che ha fatto
incontrare commissioni di concorso da barzelletta,
con commissari decisamente al di sotto del livello
delle persone da giudicare. E soprattutto commissioni
pilotate.
Molti tacciono per convenienza, altri bisbigliano
per non compromettersi, pochi gridano per indignazione.
Eugenio Picaro, uno dei nostri maggiori cardiologi,
ci ha detto che nel sistema di selezione dei cervelli
"c'e una situazione di generalizzata illegalita",
e ci ha spiegato il Perche. Un atto di coraggio, che
trova autorevoli sponde. Il Presidente del Senato
Marcello Pera nel 1993 ha cosi descritto l'universita.
"Veramente chiamare istituzione l'universita
e altamente improprio. Per esserlo le manca quell'organizzazione
minima di diritti, doveri e responsabilita, mezzi,
gerarchie, controlli". Un'opinione che non deve
aver di molto cambiato visto che di recente e tornato
alla carica accusando i nostri atenei di fare cattivo
uso della loro autonomia. Una gerontocrazia di baroni,
come ha detto il ministro Sirchia, dove conta piu
essere amante o figlio che meritevole. Una grande
farsa per distribuire titoli. Praticamente un grande
inganno. E per i vincitori, ma non per tutti perche
gli onesti e i bravi certo che ci sono, vacanze premio
mascherate da congressuali. In riva al mare e con
mogli e figli appresso. Cosi la ricerca batte il passo
e i disonesti battono cassa. |