MALASANITA’
Nel processo per la morte annunciata dell’ambulante di Quartu non sono ancora emerse le gravi responsabilità della casta politica
 

Col rinvio a giudizio (prima udienza venerdì 17 aprile) del primario di Psichiatria, Giampaolo Turri e del medico di reparto, e il complice silenzio sul la tragica "omissione" del sindaco Ruggeri, si conclude, pur tra interrogativi ancora insoluti, l'indagine sulla morte di Giuseppe Casu, l'ambulante deceduto nel letto di contenzione a causa di una trombo embolia polmonare (ma i reperti istologici dell'autopsia sono stati bruciati, per errore, il giorno prima - strana coincidenza - che i periti nominati dal pm li richiedessero per gli esami richiesti dal magistrato).
Storia di straordinaria follia questa vicenda che ha molti e inquietanti risvolti, sui quali il processo dovrebbe far luce, valutando anche le responsabilità dello scellerato sindaco di Quartu, che ha firmato il TSO (cioè il trattamento sanitario obbligatorio) di solito riservato per persone violente e violentemente fuori di testa. La comunicazione del provvedimento fu fatta al giudice di tutela con colpevole ritardo (oltre le 48 ore previste dalla legge) e l'evidente negligenza potrebbe avere influito sul decesso dell'ambulante che, a giudizio di tutti, non era né matto né violento, ma era ritenuto scomodo dalla civica amministrazione perché esercitava abusivamente quell'attività.
Giuseppe Casu era stato preso di mira dalle guardie municipali, tormentato da sanzioni pecuniarie (cinquemila euro per volta), invitato con arroganza ad abbandonare la postazione, sicuramente vessato (il processo lo dimostrerà, assicura l'avvocato della famiglia Casu, Mario Canessa); prelevato con la forza (le foto del fotografo dell'Unione sarda lo dimostrano). C'è stata da parte dell'uomo solo resistenza passiva. Ammanettato come il peggior delinquente, è stato trasportato in ambulanza al reparto di Psichiatria d'urgenza a Is Mirrionis.
Nessuna garanzia di legge è scattata a tutela dell'uomo. Nel letto di contenzione è stato tenuto legato sette giorni, senza la minima assistenza (esercizi fisici, terapia farmacologia previsti nel protocollo). Sarebbe morto, appunto, a causa dell'immobilità prolungata.
Saranno accertate le responsabilità dei sanitari, ora alla sbarra. Col "pretesto" del rinvio a giudiziose del primario e della dottoressa Cantone, il dottor Gino Gumirato, manager della Asl 8, "si libera, con un atto di viltà senza precedenti (sospensione dal servizio per cinque anni) del capo branco dei lupi cattivi, il dottor Gian Paolo Turri, reo di non asservirsi all'ideologia imposta dai neo colonizzatori della psichiatria sarda", scrive il dottor Antonio Tronci su borderline@tiscali.it.
Sullo sfondo di questa vicenda la battaglia che l'assessore Dirindin conduce con gli psichiatri sardi non in linea con la scuola di Trieste, chiamata a dettare le nuove regole di un settore di grande delicatezza umana, morale e terapeutica.
Le tecniche innovative introdotte dalla scuola di Trieste sono riportati dalla cronaca nera dei quotidiani.
Nel caso di Giuseppe Casu l'anti-psichiatria sarebbe stata, forse, salutare. Ma il discorso non può soffermarsi su un caso molto particolare per ricavarne una regola generale.
Sono i livelli di responsabilità che contano.
Qual è il motivo, ad esempio, che ha spinto il sindaco Ruggeri (quello che sta dalla parte degli umili, che lotta apparentemente a fianco di diseredati e dei senza tetto) a richiedere il trattamento sanitario obbligatorio per Giuseppe Canu, considerandolo un matto furioso pericoloso per sé e per gli altri?
E per quale motivo Ruggeri-Raggiro non ha comunicato nel tempo dovuto la decisione al giudice di tutela? Se la sarebbe cavata lavandosi le mani e attribuendo la responsabilità all'assessore di turno, cosa che, nè politicamente, né moralmente sta in piedi. Un fatto assai grave, ancora più grave, sul piano deontologico, perché compiuto da un medico.
Per il momento non c'è stata, nei suoi confronti, alcuna iniziativa penale, nonostante anche la vecchia legge Basaglia apriva la porta ad un provvedimento di natura penale in caso di omissione. Non è escluso che, strada facendo, il pm potrebbe ripensarci.
Ma Ruggeri non ha omesso; ha solo comunicato in ritardo. Purtroppo quel ritardo - con responsabilità o meno da parte dei sanitari - è stato catastrofico per il signor Giuseppe Casu.
Sembra che, in questa vicenda, le omissioni siano numerose. Si dovrà fare luce anche sulla sparizione dei reperti anatomici che avrebbero accertato nella tromboembolia polmonare la causa del decesso. Ai consulenti del pm sono stati consegnati reperti di un altro malato, deceduto per la stessa causa; ma si trattava di una persona affetta da tumore. Nel nostro caso forse la fatalità e una inconsapevole regia ha voluto stendere un velo pietoso sulla fine ingiusta di un uomo che tutto era, tranne che un pazzo furioso.
Le cinque interrogazioni parlamentari e l'interrogazione del consigliere regionale Pisu, ex presidente della Commissione diritti civili (che nei giorni scorsi ha convocato una conferenza stampa sulla sua morte dell'uomo, sollecitando tutta la verità) sono un melanconico epitaffio. -Alla memoria.


 
 
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