Un appalto pasticciato che lascia adito a molti dubbi, cassato dall’Authority
DE VIZIA, CHE PUZZA
Una sola cosa sembra certa. I cittadini pagheranno di più
 

Un abito sartoriale confezionato su misura, tagliato e cucito per mascherare qualche inevitabile difetto del corpo, in modo che cada bene. L'appalto del servizio di igiene urbana (parola raffinata per indicare la raccolta e il conferimento dei rifiuti urbani) di Quartu, a leggere la nota dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici al dirigente dei Servizi tecnologici del Comune, sembra essere, appunto, un abito su misura. Che ha favorito un concorrente e messo fuori gioco altri concorrenti, in particolare la Egea, società accreditata, ma non abbastanza, con sede a Quartu. Un appalto che, trattandosi di rifiuti, puzza, e che l'Autorità ha invitato a rivedere, con "ricorso all'esercizio di autotutela" che è come dire: avete inciampato, mettete le mani avanti per evitare, cadendo, guai.
"Irragionevole, arbitraria, sproporzionata, illogica, contradditoria, nonché lesiva della concorrenza" è stata, nel bando, l'indicazione dei requisiti di capacità economica richiesti dalla documentazione di gara, la cui "ragionevolezza" non è un valore astratto - a discrezione, cioè, dell'amministrazione e, per lei, dell'ingegner Andrea Cossu, dirigente del servizio, ma deve, evidentemente, essere posta in correlazione con il valore dell'appalto. Una requisitoria da piemme di Mani pulite.
Nel caso in questione, dunque, i requisiti sono stati ritenuti sproporzionati rispetto all'importo della base d'asta "ed alla disciplina prevista per la cauzione provvisoria".
Del tutto immotivata - scrive l'Autorità - "la fissazione di un fatturato (aziendale), nove volte superiore all'importo annuo". Una scelta del genere elimina dalla gara tutte le aziende locali e restringe il campo a quattro o cinque grandi imprese. Nel caso dell'appalto, assegnato alla De Vizia Transfer, tuttavia l'offerta è stata una sola, non c'è stato ribasso (e quindi risparmio per l'amministrazione).
Se ciò sia da ritenersi, in qualche misura, un atto di riconoscenza per il fatto che la De Vizia vantava un credito nei confronti del Comune di 6 milioni di euro (cessione del credito a una società di factoring), è da dimostrare. Ma, per citare il vecchio saggio della politica italiana, a pensar male, a volti, ci si azzecca.
Del resto è dal 1995 che la De Vizia provvede all'igiene urbana della città, ultima gara di evidenza pubblica, tra appalti, servi complementari (concessi in affidamento diretto), accorpamenti dei due contratti e proroghe, in un clima di gestione casareccia.
Il risultato del servizio è sotto gli occhi di tutti. "In questi ultimi tempi - scriveva l'opposizione - l'amministrazione comunale non è riuscita a contrastare il degrado in cui versa il territorio". Un ordine del giorno, approvato all'unanimità dal Consiglio, nel giugno scorso, del resto, lo testimonia. Il percorso verso il nuovo bando è stato lento e laborioso, la scelta finale densa di perplessità (anche sulle modalità dei servizi e per la scelta della gestione). Il parere di regolarità amministrativa e contabile espresso dal collegio dei revisori contabili definito, dall'opposizione, insoddisfacente.
Agli aspetti tecnici che avrebbero configurato il nuovo bando si aggiungevano quelli politici. Non ci fu coinvolgimento del Consiglio comunale sulla "durata del contratto a sull'impegno di spesa per tutti i nove anni, come stabilito dal dirigente del settore Ambiente e Servizi tecnologici; né, a quanto pare, il sindaco Ruggeri ritenne opportuno acquisire preventivamente la relazione del collegio dei revisori.
Solleva qualche dubbio l'aggiudicazione della gara essendo pervenuta una sola offerta valida che, da quando mondo è mondo, significa rischiare di aggiudicare la stessa al massimo costo. Eccetera, eccetera.
Ma il bando conterrebbe altri vizi, a cominciare dal requisito richiesto, che doveva essere prodotto dai partecipanti, pena
esclusione, "alla data di pubblicazione del bando" e non, come di norma richiesto, al momento della scadenza per la presentazione delle offerte (permanendo, tale condizione, per tutta la durata dell'appalto). Altra "leggerezza" l'entità della cauzione provvisoria che, per legge, va applicata all'importo complessivo e non all'1 per cento riferito all'importo annuo. -
Anche il fatturato richiesto è da ritenersi illegittimo (sentenza del Consiglio di Stato), per la partecipazione, un fatturato di gara superiore del doppio al corrispettivo (presunto) dell'appalto; fatturato, per giunta, che in caso di appalti pluriennali (in questo caso 9 anni) deve essere limitato a un periodo più breve (tre anni) dell'attività aziendale.
Non entriamo, ovviamente, nel dettaglio. L'Autorità ha, dunque, sanzionato il Comune, che dovrà rifare tutto da capo.
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La De Vizia Transfer non è una Mater purissima. Trattando rifiuti ci si sporca facilmente. Del resto il settore suscita grandi attenzioni da parte dell'ecomafia. Si tratta di business da capogiro. Di affari loschi in giro ce ne sono. Vincenzo De Vizia, patron dell'azienda, ha vissuto una vicenda giudiziaria l'estate scorsa con l'Operazione Chernobyl. E' stato detenuto in stato di fermo con l'accusa di associazione a delinquere, disastro ambientale, truffa, falso e traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi. Vicenda poi ridimensionata. E' curioso, tuttavia, che proprio in quei giorni il sindaco Ruggeri difendesse l'appalto per trasparenza e correttezza amministrativa, sostenendo che in un settore dove circolano molti avventurieri era necessario puntare su un'azienda collaudata, di grande solidità, con particolari requisiti.
L'abito su misura, appunto.
Ora il servizio affronta in ritardo, con qualche maldipancia, l'inevitabile passaggio alla raccolta differenziata, che i protocolli d'igiene ambientale richiedono.
Una sola cosa sembra certa, aumenterà la Tarsu che passerà da tassa a tariffa. La tendenza attuale è di 150 euro a persona (600 euro per un nucleo familiare di quattro persone). Il piano per la gestione integrata dei rifiuti approvato dalla giunta regionale non scioglie molti dubbi. Al contrario, li alimenta. Ma, soprattutto, segna un percorso predefinito su una materia che è esclusiva competenza degli enti locali (raccolta e conferimento ai Comuni, smaltimento alle Province). Se i Comuni non saranno avveduti, i costi saliranno e si ripercuoteranno inevitabilmente sui cittadini. Ma, probabilmente, anche l'appalto dovrà essere aggiornato. Visto che si riparte da zero.

 
 
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